Nuova storia (non più) in cantiere

Eh, cari lettori saltuari, di questo passo si pubblicherà ben poco nei prossimi mesi: la sessione estiva di esami incombe. Ma non disperate! Grazie a una editor d'eccezione ben presto potrebbe arrivare un nuovo racconto...

La storia di William Told


La pioggia batte sui vetri. Il fuoco arde nel camino e la birra si vuota nei boccali. Nel salone poco illuminato, tra i tavoli di legno consumati, è ancora presto. Troppo poco alcol è scivolato giù dal becco delle spillatrici, troppi pochi giovani senza speranze hanno varcato la soglia. È ancora presto per le canzoni improvvisate e le risse per futili motivi, le vanterie e i discorsi senza senso.
Presto, ma non per una storia.
Il vecchio siede nell’angolo più buio, là dove l’odore di bruciato della legna si confonde col whisky nel suo bicchiere.
Non è un uomo particolarmente bello, né simpatico o loquace. La maggior parte del tempo se ne sta per i fatti suoi, senza parlare, senza nemmeno alzare lo sguardo, dimentico del mondo. Perso nei suoi pensieri, e nelle increspature nel bicchiere davanti a sé.
Se ti avvicini, però, se ne hai il coraggio, potrebbe accadere qualcosa di strano.
Se gli siedi accanto, se lo saluti senza mancar di rispetto, se gli offri qualcosa senza farlo sentire un accattone, potrebbe accadere qualcosa di folle.
Se lo stai a sentire, potrebbe anche raccontarti una storia.
Lui ne conosce tante. Storie guerra e d’amore, di tempi andati che non torneranno, di quando il mondo era più semplice. Quando non tutte le cause erano sbagliate, e non tutti gli eroi avevano dei lati oscuri.
Questa sera, saresti fortunato.
Questa sera, ascolteresti la storia di William Told.

“L’anno era il 1921, e la verde Irlanda rossa di sangue.
La Guerra Civile era dietro l’angolo, la Guerra di Liberazione aveva raggiunto il culmine della violenza. L’ira di Michael Collins colpiva gli inglesi senza pietà, tendeva imboscate alle pattuglie e assassinava gli ufficiali della milizia ad ogni occasione.
Gli inglesi, del resto, non erano da meno. Schiacciavano l’Irlanda sotto uno stivale dai tacchi d’acciaio, sguinzagliando i black and tans, i cani rabbiosi delle milizie territoriali, per città e campagne, a stuprare le sue figlie e picchiare a sangue i suoi figli.
Nella Contea di Galway, nei pressi della cittadina di Athenry, viveva un giovane, di nome William Told.
Egli aveva combattuto per l’Inghilterra durante la Grande Guerra. Aveva visto l’inferno delle trincee sulla Somme, dove la morte giungeva rapida con il fischio della granata d’artiglieria e il secco crepitare della mitraglia, dove un’intera generazione fu macellata e dannata, e dove ragazzi appena diciottenni combattevano e morivano affogando nel fango e tra i cadaveri di quanti li avevano preceduti.
William era bravo con il fucile. Anzi, era veramente un ottimo tiratore, anche perché suo padre gli aveva messo in mano un’arma e insegnato a sparare prima ancora che imparasse a camminare. I cecchini tedeschi lo temevano, e i fanti del suo plotone lo amavano, dato che era sempre lui, quando veniva il momento, a porre fine alle sofferenze di quelli che restavano intrappolati nei reticolati del filo spinato.
Per questo egli odiava l’Inghilterra, per averlo costretto a orrori che non lo avrebbero mai abbandonato, ad assistere a, e in certi casi compiere, cose terribili.
Dalla Somme e dalla Guerra William era tornato da eroe decorato. Il suo migliore amico, invece, era tornato avvolto in una bandiera, fasciato ben stretto, perché sembrasse ancora intero.
Nel Galway, il coraggio, le imprese e l’abilità col fucile avevano reso a William una certa fama. Più volte le milizie dell’ira avevano provato a coinvolgerlo nella loro lotta contro lo straniero, ma lui si era sempre rifiutato. Aveva già ucciso troppi uomini, diceva, e la sua anima era dannata oltre ogni speranza di redenzione. Non voleva altre vite sulla coscienza. Nemmeno quelle degli inglesi.
Ad Athenry, però, era di stanza un piccolo presidio inglese, agli ordini di un certo capitano Kellerman. Costui era un ufficiale di carriera, spietato e crudele. Anch’egli aveva combattuto sulla Somme, ma dalle retrovie. Conosceva bene il valore di William, e lo temeva, perché sapeva del suo coraggio e del suo disprezzo nei confronti dell’Inghilterra.
Per questo motivo William si era ritirato in un piccolo cottage di campagna, lontano da tutto e da tutti, ma soprattutto dalla guerra e dalla violenza. Lì viveva tranquillamente, badando ai fatti suoi e impugnando il fucile solo più per la caccia. Poteva passare giorni interi a vagare sulla brughiera, passando attraverso le insidiose torbiere per sentieri che solo lui conosceva.
Sebbene preferisse evitare la città, di tanto in tanto il giovane si recava ad Athenry per fare acquisti all’emporio, e per incontrare la bella figlia del proprietario. Dalla Baia di Bantry al lungomare di Derry nell’Ulster e da Galway alla città di Dublino, William non aveva mai visto una fanciulla più bella, dai capelli fulvi come oro rosso e gli occhi azzurri come il cielo dopo il temporale. L’amava più della sua vita stessa, e sperava un giorno, quando la guerra fosse finalmente finita, di prenderla in sposa.
Accadde un pomeriggio che William e la fanciulla passeggiassero mano nella mano per le vie di Athenry, quando in una piazza videro garrire lo stendardo del Lord Reggente d’Irlanda. Al pensiero del suo migliore amico, morto in Francia per una guerra non sua e mai più tornato, il giovane fu colto dalla furia e con spregio sputò alla volta del vessillo.
Immediatamente sentì delle mani forti afferrarlo e trascinarlo via. Un gruppo di soldati inglesi, riconosciutolo, non si erano lasciati sfuggire il pretesto di catturarlo. “Ha sputato sullo stendardo del viceré! Al capitano, lui e la ragazza!”
Egli era un ragazzo robusto, e non privo di spirito combattivo, ma i soldati erano troppi, e a calci, pugni e strattoni lo trascinarono al cospetto di Kellerman.
“Il celebre William Told. Quale onore per un umile ufficiale di Sua Maestà.” Sorrise compiaciuto il capitano quando il giovane, pesto e sanguinante, venne gettato ai suoi piedi. “Mi si dice che hai mancato di rispetto allo stendardo personale del nostro amato viceré. Per un reato del genere dovrei sbatterti in prigione, farti deportare, come minimo. Se non peggio.”
William, per tutta risposta, alzò il mento con orgoglio e non disse nulla. Kellerman, irritato da tale contegno, continuò a minacciarlo.
“Potrei dare l’ordine di impiccarti a un albero, per esempio, e nessuno oserebbe muovere un dito per impedirmelo.”
William, però, continuava a tacere. Kellerman allora posò lo sguardo sulla bella ragazza che i suoi uomini avevano portato con loro, e un pensiero malvagio attraversò la sua mente.
“Ma quali orribili discorsi sono questi, da farsi in presenza di una tanto graziosa signorina. Mi dica, mia cara, ho sentito tanto parlare delle doti di tiratore del nostro William qui presente. Le chiedo in confidenza, lei che lo conosce tanto bene, è veramente un cecchino all’altezza della sua fama?”
La ragazza, terrorizzata, mormorò timorosamente il suo assenso.
Il sorriso di Kellerman si allargò.
“Che fortunata coincidenza, allora! Dovete sapere che, in effetti, anch’io sono un cecchino, formalmente addestrato presso la scuola di tiro dell’Esercito di Sua Maestà, a differenza di questo pezzente. Proprio oggi mi è arrivato dall’Inghilterra un nuovo fucile di precisione ordinato tempo fa, e ancora deve essere provato. Dimmi un po’, William, pensi di essere in grado di colpire un’albicocca da duecento metri di distanza?”
Il giovane, dopo un attimo di titubanza, rispose di sì.
“Suppongo però che uno zotico come te non conosca storia di Guglielmo Tell, dico bene?”
“Figuratevi che la conosca, Kellerman.” Disse William, che ormai temeva di aver capito cosa il capitano avesse in mente.
“Davvero? Allora diciamo che, se riuscirai a colpire un’albicocca da trecento metri, io dimenticherò il tuo affronto al viceré. In caso contrario... beh, speriamo tutti che tu colpisca il bersaglio. Questa graziosa signorina ha un viso troppo bello per essere rovinato da un foro di proiettile, non trovi?”
Kellerman rise vedendo William impallidire mentre la ragazza veniva legata a un vecchio platano infondo a un campo fuori città. Lei però non oppose resistenza, anzi andò con i soldati a testa alta, e nel separarsi da William semplicemente gli sussurrò: “Ti amo. Non sbaglierai.”
Il fucile di precisione venne portato, assieme ad un solo proiettile. Kellerman stesso poggiò l’albicocca sul capo della giovane, e poi andò al fianco di William, sfregandosi le mani di fronte al dramma che andava compiendosi.
William con tutta calma caricò il fucile, armò, infilò il braccio nella correggia e avvicinò l’occhio al mirino.
Soffiava un vento leggero, accarezzando l’erba del campo. Oltre a quello non si udiva nessun rumore per la campagna.
La ragazza rimase assolutamente immobile. In lontananza vide William prepararsi a sparare. Trattenne il fiato ma non chiuse gli occhi.
Crack!
Il secco scatto dello sparo risuonò sui verdi campi e sulle colline. Subito dopo di udì un tonfo sordo, come di un cranio umano che si spacca.
Ma era solamente l’albicocca, frantumata dal proiettile in un centro perfetto.
Kellerman stringeva i pugni dalla rabbia, mentre i suoi soldati liberavano la ragazza e strappavano il fucile di mano a William.
Il giovane incrociò il suo sguardo, e in tono gelido gli disse: “Oggi mi sono prestato al vostro gioco perverso, capitano. Vi consiglio solamente di fare attenzione. La storia di Guglielmo Tell non aveva un bel finale. Non per lo straniero.”
Tanto bastò a Kellerman. “Non ho intenzione di farmi minacciare da un porco irlandese. Sergente! Prendete questo sacco di letame e portatelo alla torbiera. Sparategli, gettatevelo dentro e lasciatelo lì a marcire.”
La ragazza, vedendo i soldati che trascinavano via William, si spaventò e iniziò a urlare di lasciarlo andare.
“Stai tranquilla!” Le gridò in risposta il giovane. “Andrà tutto bene! Torna da tuo padre adesso, verrò io a cercarti!”
Gli inglesi condussero William nella brughiera, lontano dai campi coltivati, tra le tristi e desolate torbiere. Dovevano fare una grande attenzione, però, poiché in quel terreno infido e paludoso uomini e bestie potevano rimanere intrappolati, e morire di freddo e di stenti se nessuno li aiutava ad uscirne.
D’un tratto si alzò una nebbia fitta, quale da tempo non se ne vedeva in quelle zone. La caligine inghiottì ogni cosa, finché divenne impossibile vedere a più di mezzo metro dal naso. I soldati iniziarono ad agitarsi, perché il sole presto sarebbe tramontato, e con quella foschia avrebbero potuto perdere la strada, e spingersi in una torbiera fino a rimanerne intrappolati.
“William Told conosce questi posti come le sue tasche.” Disse il sergente. “Il prigioniero ci guiderà lungo la strada sicura!”
William acconsentì, e ordinò ai soldati di seguirlo. Con nebbia, pioggia o sole, per lui era impossibile perdersi nella sua terra. Condusse i soldati sempre più a fondo nella torbiera, e quando fu sicuro che non sarebbero più riusciti a ritrovare la strada, scappò via, lesto come una volpe inseguita dai levrieri, e scomparve nella nebbia.
Disperati, gli inglesi provarono prima a seguirlo, e poi a trovare da soli il sentiero, ma rimasero invischiati nella torba e, non riuscendo a uscirne, morirono per il freddo quella notte stessa.
William, invece, tornò a casa senza problemi, e ben presto per tutta la Contea si sparse la voce della pattuglia inglese che si era addentrata nella nebbia con un prigioniero, per non uscirne più.
Kellerman, terrorizzato, dapprima chiese rinforzi e poi una sera fuggì in macchina, diretto ad est, preferendo affrontare l’accusa di diserzione che la vendetta di William Told.
Il giovane, però, era sulla strada ad aspettarlo. Aveva deciso di tornare a combattere, per amore dell’Irlanda e soprattutto per amore di una donna. Per la prima volta dopo anni, tornò ad uccidere: il suo colpo raggiunse Kellerman al cuore, al volante della sua automobile.
Ma quello era solo l’inizio.
Ben presto l’Irlanda avrebbe ottenuto a caro prezzo la libertà che tanto agognava, ma la lotta sarebbe andata avanti per anni ed anni ancora. Col tempo la gente smise di raccontare la storia di William Told, e la dimenticò, ma lui non ci badava.
Aveva ottenuto tutto ciò che desiderava: una vita di pace con la donna che amava al suo fianco.”

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